La vita e la pace prima dei profitti dell’industria bellica svizzera!

Il Movimento Svizzero per la Pace apprende con rammarico delle recenti decisioni del parlamento svizzero in materia di esportazione di armamenti e collaborazioni militari. Il legislativo ha infatti stabilito, nelle passate settimane, una riduzione delle limitazioni alle esportazioni di materiale bellico verso paesi che presentano rischio di conflitti armati e violazioni dei diritti umani e per un prolungamento della partecipazione della Svizzera alla missione KFOR in Kosovo fino al 2017.

Allentamento delle limitazioni per l’esportazione di armi
Con la decisione del 6 marzo, che va ad aggiungersi a quella presa lo scorso settembre dal Consiglio degli Stati, il parlamento ha mostrato ancora una volta la sua sudditanza agli interessi dell’industria bellica e militare, che giudicano le norme in materia di esportazioni di armamenti troppo restrittive. A questo proposito va ricordato come le attuali disposizioni, che ora vengono ulteriormente ridimensionate, non siano riuscite ha impedire la presenza e l’utilizzo di armi di produzione svizzera in organizzazioni e paesi che violano sistematicamente le Convenzioni di Ginevra e i diritti umani. Basti pensare alla comparsa di materiale bellico elvetico nelle mani di organizzazioni terroristiche, impegnate a preparare il campo per l’intervento militare della NATO, in Libia e Siria, nonché al cospicuo shopping bellico in Svizzera da parte dell’Arabia Saudita, paese in cui i diritti umani vengono costantemente violati. Ancora più preoccupanti risultano essere le motivazioni economiche portate dai favorevoli dell’allentamento delle norme, che hanno lamentato una riduzione dei guadagni ricavati dall’industria bellica. La leggerezza con cui si è deciso di anteporre i profitti dell’industria bellica alla tutela della vita umana non può che suscitare lo sdegno di chiunque abbia a cuore la tutela del diritto alla vita e la pace.

Prolungamento della missione KFOR in Kosovo
Il 13 marzo è stata la volta del prolungamento della partecipazione del contingente elvetico alla missione di occupazione militare nei Balcani della NATO, furbescamente venduta come missione di pace. Il Consiglio Nazionale ha ritenuto non solo di prolungare la permanenza della Svizzera nella missione KFOR fino al 2017, ma anche di aumentare il contingente militare svizzero, i soldati elvetici continueranno così a rischiare la vita per difendere le mire egemoniche dell’imperialismo a stelle e strisce nella regione.
Il Movimento Svizzero per la Pace  rivendica lo scioglimento dei blocchi militari come la NATO e difende il principio di non interferenza nelle politiche nazionali da parte di potenze estere. Chiediamo pertanto che il Consiglio degli Stati non confermi la decisione presa dal Consiglio Nazionale, che va a rendersi complice della politica guerrafondaia perpetrata dall’alleanza atlantica, concretizzatasi nelle aggressioni ai danni dell’Iraq, della Serbia, della Libia e con le attuali minacce di intervento armato in Ucraina.

Queste decisioni, oltre a compromettere la credibilità della tradizione umanitaria elvetica, sono inaccettabili per chiunque sostenga i principi della pace e della cooperazione amichevole fra popoli, nonché incompatibili con la neutralità elvetica, principio a quanto pare applicato, da una parte della classe politica, a geometria variabile e subordinato ai profitti dall’industria bellica e agli interessi neo-coloniali dell’alleanza atlantica.

Risoluzione dell’Assemblea del Gruppo della Svizzera Italiana del Movimento Svizzero per la Pace,

Bellinzona, 23 marzo 2014

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